La Bonissima |
.... da Ferrara via verso Finale Emilia (volendo ci si
può fermare per assaggiare l'Anicone, liquorino spiritoso) Mirandola
(dice niente il Pico della Mirandola?) Carpi (la piazza è uno spettacolo
rinascimentale) e li poco più avanti, sulla statale 413, a Soliera
sosta obbligata alla trattoria <<Lancellotti>> in via Grandi
al 10 per gustare una delle migliori cucine d'Italia in quanto a erbe e
verdure, prodotte nell¹orto biologico (da visitare) della trattoria, e
poi a Nonantola, terra di mangiatori di lumache, eppoi i maccheroni al
pettine o il coniglio all¹aceto Balsamico dell'Osteria di Rubiara in
località, appunto, Rubiara di Nonantola in via Risaia 2. Quest'Osteria
meriterebbe una vista solo per conoscerne l'originale, e un poco matto,
proprietario che impedisce l'uso dei telefonini in sala (se li vede, o
li sente, li sequestra!) e ti da da mangiare quel che vuol lui, ma solo
se gli sei simpatico...
Bene.
Siamo arrivati a Modena.
Modena è il duomo, il lambrusco, l'aceto balsamico e il suo maiale, tutto il suo maiale, dalla coda alle orecchie.
Ma
prima del duomo, del lambrusco e del maiale vorrei parlare un poco di
dettagli, ad esempio dello spigolo del palazzo in angolo tra Piazza
Grande e Via Castellaro, lì a mezz'aria, basta alzare di un poco lo
sguardo, ecco la Bonissima, una statua di marmo, molto cara ai modenesi,
che rappresenta una donna vestita con una lunga gonna su cui scende una
tunica più corta; i capelli sono raccolti in una treccia che ricade
sulle spalle; la mano destra regge forse una borsa o un cappuccio,
mentre il braccio sinistro, flesso, sostiene un oggetto rotondeggiante
in cui alcuni vedono una mela, altri una melagrana (frutto simbolico con
cui si soleva rappresentare Matilde di Canossa). Le cronache riportano
che la statua venne posta in Piazza Grande, nel 1268 sopra un enorme
pietrone sorretto da quattro colonne (solo 1448 la statua fu spostata e
collocata nella posizione attuale).
Come
sempre accade nelle storie che racconta il popolino, la Bonissima ha
due vite, due immaginari, per alcuni la statuetta riguarda una
nobildonna modenese chiamata Bona, ricca e generosa, che soccorse i
poveri a sue spese; per altri, altro non sarebbe che il simbolo
dell'Ufficio della Buona Opinione, ufficio addetto al controllo degli
scambi commerciali e volto a garantire l'onestà e la giustizia nelle
compravendite (Ufficio della Buona Estima -popolare bona ésma - quindi
Bonissima ). Abbandonata la Bonissima e le sue storie, basta poco per
raggiungere l'ingresso del Palazzo comunale e raggiungere una saletta,
posta tra la cosiddetta "Sala del Fuoco" e la "Sala del Vecchio
Consiglio", li si trova attualmente la celebre "Secchia Rapita", vile e
supremo trecentesco oggetto di contesa tra modenesi e bolognesi che
ispirò ad Alessandro Tassoni il suo famoso poema eroicomico. Siamo nel
1325 e infuria, tra modenesi e bolognesi, la storica battaglia di
Zappolino. Un manipolo di modenesi insegue i nemici fin dentro le mura
di Bologna e ne riporta, quale trofeo di guerra, una secchia tolta a un
pozzo di Porta San Felice. Da qui inizia una lunga ed esilarante vicenda
che vede protagonisti, oltre ai comuni mortali, anche gli dei
dell'Olimpo, anzi le loro caricature, pronti a parteggiare ora per l'una
ora per l'altra delle fazioni in lotta.
Tutti
gli ingredienti dei poemi epici sono presenti, ma rivisitati in chiave
comica: "Le donne, i cavalier, l'arme, gli amori..." ruotano attorno
alla ridicola causa della guerra: una misera secchia di legno! Dalla
secchia rapita ai "bolidi rossi" il passo è breve, infatti il Monumento a
Enzo Ferrari , che fu eretto nel 1998 per ricordarne il centenario
della nascita, sorge poco lontano dal Palazzo comunale, a due passi
dalla prima officina della Scuderia Ferrari, oggi scomparsa...
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