sabato 10 marzo 2012

Appunti di viaggio in Emilia, da Ferrara a Modena (7)

La Bonissima

 


.... da Ferrara via verso Finale Emilia (volendo ci si può fermare per assaggiare l'Anicone, liquorino spiritoso) Mirandola (dice niente il Pico della Mirandola?) Carpi (la piazza è uno spettacolo rinascimentale) e li poco più avanti, sulla statale 413, a Soliera sosta obbligata alla trattoria <<Lancellotti>> in via Grandi al 10 per gustare una delle migliori cucine d'Italia in quanto a erbe e verdure, prodotte nell¹orto biologico (da visitare) della trattoria, e poi a Nonantola, terra di mangiatori di lumache, eppoi i maccheroni al pettine o il coniglio all¹aceto Balsamico dell'Osteria di Rubiara in località, appunto, Rubiara di Nonantola in via Risaia 2. Quest'Osteria meriterebbe una vista solo per conoscerne l'originale, e un poco matto, proprietario che impedisce l'uso dei telefonini in sala (se li vede, o li sente, li sequestra!) e ti da da mangiare quel che vuol lui, ma solo se gli sei simpatico...
Bene. 
 Siamo arrivati a Modena.
 Modena è il duomo, il lambrusco, l'aceto balsamico e il suo maiale, tutto il suo maiale, dalla coda alle orecchie.
Ma prima del duomo, del lambrusco e del maiale vorrei parlare un poco di dettagli, ad esempio dello spigolo del palazzo in angolo tra Piazza Grande e Via Castellaro, lì a mezz'aria, basta alzare di un poco lo sguardo, ecco la Bonissima, una statua di marmo, molto cara ai modenesi, che rappresenta una donna vestita con una lunga gonna su cui scende una tunica più corta; i capelli sono raccolti in una treccia che ricade sulle spalle; la mano destra regge forse una borsa o un cappuccio, mentre il braccio sinistro, flesso, sostiene un oggetto rotondeggiante in cui alcuni vedono una mela, altri una melagrana (frutto simbolico con cui si soleva rappresentare Matilde di Canossa). Le cronache riportano che la statua venne posta in Piazza Grande, nel 1268 sopra un enorme pietrone sorretto da quattro colonne (solo 1448 la statua fu spostata e collocata nella posizione attuale).
Come sempre accade nelle storie che racconta il popolino, la Bonissima ha due vite, due immaginari, per alcuni la statuetta riguarda una nobildonna modenese chiamata Bona, ricca e generosa, che soccorse i poveri a sue spese; per altri, altro non sarebbe che il simbolo dell'Ufficio della Buona Opinione,  ufficio addetto al controllo degli scambi commerciali e volto a garantire l'onestà e la giustizia nelle compravendite (Ufficio della Buona Estima -popolare bona ésma - quindi Bonissima ).  Abbandonata la Bonissima e le sue storie, basta poco per raggiungere l'ingresso del Palazzo comunale e raggiungere una saletta, posta tra la cosiddetta "Sala del Fuoco" e la "Sala del Vecchio Consiglio", li si trova attualmente la celebre "Secchia Rapita", vile e supremo trecentesco oggetto di contesa tra modenesi e bolognesi che ispirò ad Alessandro Tassoni il suo famoso poema eroicomico. Siamo nel 1325 e infuria, tra modenesi e bolognesi, la storica battaglia di Zappolino. Un manipolo di modenesi insegue i nemici fin dentro le mura di Bologna e ne riporta, quale trofeo di guerra, una secchia tolta a un pozzo di Porta San Felice. Da qui inizia una lunga ed esilarante vicenda che vede protagonisti, oltre ai comuni mortali, anche gli dei dell'Olimpo, anzi le loro caricature, pronti a parteggiare ora per l'una ora per l'altra delle fazioni in lotta.
Tutti gli ingredienti dei poemi epici sono presenti, ma rivisitati in chiave comica: "Le donne, i cavalier, l'arme, gli amori..." ruotano attorno alla ridicola causa della guerra: una misera secchia di legno! Dalla secchia rapita ai "bolidi rossi" il passo è breve, infatti il Monumento a Enzo Ferrari , che fu eretto nel 1998 per ricordarne il centenario della  nascita, sorge poco lontano dal Palazzo comunale, a due passi dalla prima officina della Scuderia Ferrari, oggi scomparsa...

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