Non dici nulla? C'è quella storia del sette, ricordi? Parlavamo dell'autocontrollo, la prassi diceva: prima di rispondere conta fino a 10. Tu, sempre così immediato, "Ma quale fino a dieci" dicevi "non c'ho tempo, al massimo fino a sette" e, come Tognazzi con "antani, come se fosse antani, la supercazzola prematurata con scappellamento a destra", partivi con il tormentone del sette per sette quarantanove, sette le note musicali, sette le stelle dell'Orsa Minore, sette i nani di Biancaneve, i "samurai" son sempre sette e sette sono anche i vizi capitali... e Gesù, rispondendo a Pietro, pure lui tira in ballo il sette (Matteo 18:21;23).
E allora? Altro che sette, amico mio che ti rifugi nel silenzio, mi tocca -fa parte della parte- di nuovo e di nuovo, di nuovo spiegarti il perché e il percome. C'era una volta la politica; ricordi? S'andava in corteo per cambiare il mondo con la nonviolenza e tra LC e Potop si davano botte da orbi per prendere non il Palazzo d'Inverno ma la testa del corteo. E ricordi a Caorso? Manifestazione contro il nucleare, parte il corteo. Arrivati nel piazzale davanti alla Centrale fu battaglia su chi dovesse prendere la parola dal palco: tutti contro tutti e fu rissa generale e noi via a gambe levate mentre un Capanna e un manipolo dei suoi si scontrava con quelli di Servire il Popolo. Ricordi? Ci ritrovammo, seguendo l'argine del Po, a Torricella di Sissa, e lì salimmo sulla Isabella II, un piccolo veliero. Il comandante dell' Isabella II, Enore Spotti detto" il moro", raccontava che lui da giovane l' acqua del Po la beveva, e che le donne ci facevano da mangiare e ci lavavano le lenzuola. A pensarci sembra una favola, gli faceva eco il professor Riccardo Brizzi, famoso e stimato neurochirurgo, nonchè proprietario dell'Isabella II: "che porcheria... Parlare di fogna non è un' esagerazione, è usare il nome giusto". Facemmo tardi quel pomeriggio sul fiume, all'imbrunire eravamo ancora lì ad ascoltare "il moro" che, mano ferma al timone, sguardo lontano, raccontava l'intelligenza del fiume distrutta dall'imbecillità dell'uomo.
E ancora, ricordi? Ricordi? Fidenza d'estate, fin d'autunno inoltrato,
tutti fuori nelle piazze e nei borghi... poi, sul tardi, salutata la
morosa, le sedie e i tavolini del Bar Diana dall'altra parte della
strada a chiacchierare di niente e di tutto tra il profumo intenso della
siepe di gelsomino... si, tiravamo tardi in dialetto, parlando di
donne, dell'ultima burla o del magico canestro di "Nico"; oggi, in
quelle piazze e
nei borghi, girano disperati in cerca di identità in una panchina, e
dall'altra parte della strada
non ci sono i tavolini del bar Diana e lì, dove cresceva la siepe di
gelsomino, oggi c'è una banca.
Oggi? Ma dai, ma li vedi? Nemmeno la parola trova il suo spazio: il saluto, la confidenza, perfino l'amore si risolve in un SMS piuttosto che in Facebook. Hai capito? Si preferisce parlare con l'amico distante che con l'amico che hai di fianco. E li chiamano social-forum. E se poi incontrano uno come te che non parla...Si, ho capito non sei d'accordo, me l'hai sempre menata con il progresso scambiandolo per i progressisti: piani quinquennali e gulag; bella roba!
Non sarà che questa generazione in nome del progresso, per andare avanti dovrà conquistare il passato?
E poi il resto.. Ehi, dico a te. Capisco la tua indifferenza. Già, noi avevamo speranza nel nostro futuro. Ricordi? Le discussioni e il sogno d'immaginare la città che intercetta cultura e desiderio, smettendo di prostituirsi ai grigi replicanti di Franza o Spagna...
Al contrario, la cultura in questa nostra storia borghigiana è monopolio di un susseguirsi di dogmatiche, staliniste o curiali, iniziative; no, nel merito, nulla da ridire...anche perché nulla dopo Verdi e Berenini è rimasto, se non che il troppo stroppia: il sacro, per apparire tale, ha bisogno del profano. E viceversa. La capissero, almeno una volta c'erano i Guelfi e i Ghibellini, Romeo e Giuglietta.
Oggi? Ma dai, ma li vedi? Nemmeno la parola trova il suo spazio: il saluto, la confidenza, perfino l'amore si risolve in un SMS piuttosto che in Facebook. Hai capito? Si preferisce parlare con l'amico distante che con l'amico che hai di fianco. E li chiamano social-forum. E se poi incontrano uno come te che non parla...Si, ho capito non sei d'accordo, me l'hai sempre menata con il progresso scambiandolo per i progressisti: piani quinquennali e gulag; bella roba!
Non sarà che questa generazione in nome del progresso, per andare avanti dovrà conquistare il passato?
E poi il resto.. Ehi, dico a te. Capisco la tua indifferenza. Già, noi avevamo speranza nel nostro futuro. Ricordi? Le discussioni e il sogno d'immaginare la città che intercetta cultura e desiderio, smettendo di prostituirsi ai grigi replicanti di Franza o Spagna...
Al contrario, la cultura in questa nostra storia borghigiana è monopolio di un susseguirsi di dogmatiche, staliniste o curiali, iniziative; no, nel merito, nulla da ridire...anche perché nulla dopo Verdi e Berenini è rimasto, se non che il troppo stroppia: il sacro, per apparire tale, ha bisogno del profano. E viceversa. La capissero, almeno una volta c'erano i Guelfi e i Ghibellini, Romeo e Giuglietta.
Ma non dici nulla? Non sarai anche tu alla ricerca di un angelo custode
che agisca con tutti i suoi poteri in tua difesa. Mentre ci pensi, mi
rifugio in
Origene; almeno, vada come vada, l'apocatastasi mi salverà. Insomma, lo
capisci? Tutto è pericolosamente, noiosamente normale. Come il centro
della
città, tutto diventa parcheggio dei nostri egoismi e delle nostre
incerte certezze.
<<Tutto tace al cuor mi parla>> e io qui a cercare il gesto, la forma.... pronto? pronto, ci sei ancora? pronto, pronto... ma porcaputtana c'è qualcuno? ehi, pronto pronto... no! non ci posso credere... vaccaboia, è caduta la linea.
(cp)
<<Tutto tace al cuor mi parla>> e io qui a cercare il gesto, la forma.... pronto? pronto, ci sei ancora? pronto, pronto... ma porcaputtana c'è qualcuno? ehi, pronto pronto... no! non ci posso credere... vaccaboia, è caduta la linea.
(cp)
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