La
storia è intrigante. c'è di mezzo Caterina Sforza. Prima della storia,
c'è un racconto tramandatoci dalla tradizione popolare. Insomma, relata refero:
in un gelido giorno di marzo della fine del 400, un uomo pio, pieno di
fede, se ne andava pellegrino da Cremona a Loreto, per rendere omaggio
alla Madonna. In quel tempo, girovagare a piedi con la scusa della
Madonna o del di lei figlio, apostoli compresi, era uno dei tanti modi
per evadere da un quotidiano fatto di abitudinarie fatiche, piatti vuoti
e raccolta punti per avere come premio l'ambito Paradiso. Il nostro
uomo, che doveva essere vispo di cervello e di nome faceva Stefano
Mangelli, a tre chilometri da Imola, accusò segni di stanchezza. Non
avendo affari da sbrigare, se non con l'eternità, gli parve opportuno
fermarsi all'inizio di una straduccia a lato della via Emilia,straduccia
che, abbandonando percorsi noti, s'infilava nel verde verso la
collina.
Combinazione
delle combinazioni, il nostro uomo notò un pilastro fiancheggiato da
un pero, un piccolo pero, che nel dialetto del luogo si dice "piradel"
(da cui deriva, ecco risolto il mistero, Piratello). Nel pilastro,
come in tutti i pilastri che si rispettino, c'era una nicchia che
custodiva l'immagine della Madonna con il bambino in braccio. Mangelli.
devotissimo alla Madonna, si inginocchiò e cominciò mentalmente a
pregare, improvvisamente, tra lo stornir di fronde, si sentì chiamare
per nome e cognome: <<Mangelliiii, Stefano Mangelliiii...>>
Il poveretto si guardò intorno. Nulla, nessuno, non c'era un anima viva... sai lo spavento...<<Ohhhh, madonna!
Ma chi è?>> gridò il poveretto... guardandosi meglio intorno,
vide, intuizione delle intuizioni, proprio l'immagine della Madonna che,
chissà poi perché, sorridendo, ritornò a parlare chiedendogli di andare
a Imola e di avvisare autorità e popolo del suo desiderio di essere
venerata in quel luogo, meglio se protetta da un riparo.
A prova, nel caso qualcuno non gli avesse creduto, la Madonna gli diede un mazzo di rose -non era stagione- profumate e fresche.
Il povero Stefano, frastornato e un poco intimorito, si levò in piedi e, come quell'altro delle Termopili, corse verso Imola.
Lì,
arrivato con il fiatone e un poco stranito, rovesciò sul tavolo del
Governatore le rose avute dalla Madonna e raccontò l'accaduto. Carpe
diem, andò pure dal Vescovo.
A Imola, che non c'avevano ancora l'Autodromo e il manicomio non l'avevano ancora costruito, a quei tempi non succedeva nulla.
La
straordinaria notizia fece il giro della città. In poco temo un
insolito corteo guidato dal Govenatore con al seguito religiosi,
magistrati e dallo sbalordito pellegrino cremonese, raggiunse -via via
ingrossandosi- il Piratello...
Eravamo nel marzo 1483.
Pochi
anni dopo, nel 1489 Caterina Sforza, passando per Imola, raggiunse il
Piratello per ringraziare la Madonna di uno scampato pericolo (le
avevano ammazzato il marito, però!). Insieme agli anziani di Imola e, si
racconta, a qualche intraprendente mastro muratore, indirizzò una
supplica a Innocenzo VIII affinché concedesse la facoltà di edificare
una chiesa e un convento dove i frati potessero custodire la sacra
immagine dekka Madonna e celebrarne i riti.
La bolla fu emessa poco dopo. Oggi, la Basilica del Piratello è monumento artistico di notevole valore.
Vi si trovano tele della scuola del Guercino e fa pure bella mostra di se l'immagine della Madonna, detta del Piratello...
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