Modena
è anche il maiale. C'è quello da carne e quello da salumi; a tavola lo
si può mangiare in mille modi, dall'antipasto al dessert e il sacro rito
dell'uccisione e dell'insaccatura del gozèn lo si può incontrare
in mille chiese, dalla cripta di San Savino a Piacenza all'abbazia di
San Colombano a Bobbio, nell'abside di San Donnino a Fidenza o nelle
formelle del protiro del duomo di Parma. Difeso e ritualizzato dalle
modenesi corporazioni medievali dei Lardaruoli e Salzitiari o dai
modernissimi Consorzi di Tutela, tutti certificati ISO 9002, e tutti
destinati ad appiattirne sapori e qualità. Bisognerebbe inventarli, se
non esistessero (come esistono), posti che escono dal seminato per dar
mercato ai piccoli produttori di antiche delizie non solo maialare;
posti come l'Antica Salumeria Giusti, in via Farini al 75, dicono la più
antica salumeria del mondo, che s'è messa a far pure da mangiare, o la
Salumeria San Francesco che perpetua la miracolosa alchimia gastronomica
che fu di Telesforo Fini (il Fini di rua Frati Minori) oppure l'Osteria
della Redecocca, che sorge nella piazzetta omonima ed è il regno
modenese di tigelle e gnocco fritto... che è d'obbligo gustare caldo col
proverbiale lardino.
Se non esistessero questi posti, cosa ci fermerebbe dalla comunistizzazione persino dello stracotto?
Eppoi,
se ci si vuol fermare, dispiegare il tovagliolo e mettere i piedi sotto
il tavolo, perché non anche, sempre uscendo dal seminato, una cucina
creativa, riletta alla sapiente lezione della tradizione come propongono
i ristoranti La Francescana, in via Stella, e Aurora, in via
Coltellini.
Ma
tra le trattorie, non si può dimenticare l'Aldina in via Albinelli, che
quarant'anni fa sfamava i dipendenti dell'Enel, e oggi miete trionfi
tra gli ammiratori del suo stinco di maiale, ancora senza uguali entro
le mura. Basta, si potrebbe chiudere qui con Modena, ma come dimenticare
il bel mercato coperto, ove è d'obbligo andar per ciccioli e salumi; e
ancora, li vicino, il pastaio, di cui non ricordo il nome, che si
incontra tornando verso il Duomo nella Piazzetta dei Servi; eppoi il
Forno San Giorgio, in via Taglio, dove si possono trovare tutte le
specialità modenesi, dalla pasticceria alla gastronomia pronta; i
tortellini invece a Modena hanno una loro boutique, che è facile
rintracciare inoltrandosi nella via che si apre davanti al sagrato del
Duomo. Voglio, infine, ricordare l'Aceto Balsamico Tradizionale, quello
dell'Azienda Agricola Pedroni (si, quello un poco matto del
ristorante...) , che proviene dal mosto d'uva di "Trebbiano di Romagna"
ottenuto in un fazzoletto di vigna a Rubbiara di Nonantola, ha un colore
bruno scuro, sapore forte, intenso, caramellato, viene usato per le
pietanze calde, appena prima di servire in tavola, mai in cottura, la
misura ideale è una goccia, forse due.L'importante è non esagerare, porca madosca!
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